Calamecca è un puntino bianco in mezzo al verde; difficile trovarla sulle cartine geografiche. È stata rasa al suolo più e più volte, e pure bruciata (non andava d’accordo con Pistoia!).

Ma il 2 agosto del 1530 il castello di Calamecca c’era, e Francesco Ferrucci lo trovò. Ferrucci chi?

Francesco Ferrucci è il condottiero-eroe simbolo della Repubblica fiorentina (una statua del Ferrucci è nel loggiato degli Uffizi), ed è citato anche nel nostro Inno di Mameli, sì proprio nel nostro Inno nazionale (nella seconda parte, quella che non viene mai cantata ma che è ricca di curiosi cenni storici): “Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core, ha la mano

Ebbene, Francesco Ferrucci, il 2 agosto 1530 insieme a tutto il suo esercito pernottò a Calamecca. Avrebbe dovuto raggiungere Firenze per liberarla dall’assedio delle truppe pontificio-imperiali, ma il giorno dopo fu ucciso da Maramaldo nella Battaglia di Gavinana.

Ecco come sono andati i fatti.
Il 1 agosto del 1530 Ferrucci fu chiamato al soccorso della Repubblica di Firenze, che nel 1527 aveva cacciato i Medici dalla città e proclamato la Repubblica. Ma il Papa era Clemente VII ed era un membro della famiglia Medici (al secolo Giulio de’ Medici),  e non si può dire che gradì questa alzata di testa del popolo. Anzi. Dal 14 ottobre 1529 le truppe pontificio-imperiali tenevano sotto assedio la città, alla cui eroica difesa contribuì anche Michelangelo Buonarroti rafforzandone le fortificazioni.

Da Pisa – dove si trovava insieme ai suoi uomini –  con 3000 fanti e 300 cavalli Ferrucci si spostò nel pistoiese con l’intenzione di voltare poi verso Firenze. Ma incalzato dalle truppe papali guidate da Fabrizio Maramaldo dovette risalire la valle della Pescia e arrivò a Calamecca, dove pernottò tra il 2 e il 3 di agosto.

…principiò a salire i monti verso man sinistra nelle vicinanze di Collodi conducendosi a Medicina castello dei lucchesi, e quivi fece alto, ed alloggiò quella notte; la mattina per tempo riprese il cammino e passò da Sorana, quindi inviatosi per la strada di Crespole andò a porre il campo a Calamecca castello della montagna pistoiese di fazione Cancelliera e perciò amico dei fiorentini; per lo che quivi fece alto e vi riposò con tutto il suo esercito quella notte.

(da La Battaglia di Gavinana, descritta dal capitano Domenico Cini di San Marcello e dagli storici del secolo XVI)

A Calamecca si sentiva al sicuro, essendo una roccaforte dei Cancellieri (avversari dei Panciatichi alleati dei Medici), e quindi amici della Repubblica fiorentina e avversari del Papa. Quella notte il Ferrucci scrisse la sua ultima lettera, la lettera ai Dieci di Balia:

Siamo alli due di agosto e ci troviamo a Calamecca, intendiamo Fabrizio, che marciano alla volta di costà. Domattina, piacendo a Dio, marceremo alla volta di Montale, e ci bisognerà a voler pascer la gente, sforzare qualche luogo, ché non ci troviamo corrispondenza di vettovaglia”.

La mattina del giorno dopo l’esercito repubblicano raggiunse Gavinana, dove trovò ad attenderlo il nemico. Ferrucci, ferito, fu catturato e portato al cospetto del comandante Maramaldo, e da questi fu pugnalato e ucciso; ma prima di morire si racconta trovò la forza di rivolgergli la famosa frase “Vile, tu uccidi un uomo morto.
Nella piazza di Calamecca, intitolata all’eroe fiorentino, sulla parete di destra della porta del castello si trova una lapide a ricordo del passaggio del Ferrucci. L’iscrizione del prof. Ciro Goiorani, poeta e patriota del Risorgimento, accosta la figura del Ferrucci a quella del re di Sparta Leonida, che con un pugno di uomini si sacrificò per il popolo greco nell’epica battaglia delle Termopili:

Il dì pria che spirasse / sulle pistoiesi Termopili / l’anima che fu in lui Leonida / qui sostò Francesco Ferrucci / coi morituri campioni / della repubblica fiorentina / vittima pattuita / d’un bacio pontificio imperiale / emulato in infamia non superato in viltà / dal pugnale di Maramaldo”.

E che cosa successe a Firenze?
I fiorentini, orfani del loro capitano Ferrucci, scelsero una resa onorevole, che fu firmata il 12 agosto 1530: tornarono i Medici e fu creato il Ducato di Firenze, che divenne Granducato di Toscana con Cosimo I de’ Medici.